Gary Jobson: la scarpa che vinse l’America’s Cup (e che oggi torna a bordo)
C’è chi dice che la storia si ripete. In politica come in economia e persino nelle scarpe.
Prendete il 1977: Sebago lancia le sue Docksides, mentre Gary Jobson, velista americano, mette la prua davanti a tutti e vince l’America’s Cup.
Coincidenza? Forse. Ma, come spesso accade, dietro una
coincidenza c’è sempre una trama più fitta.
Le Docksides non erano semplici mocassini. Erano la scarpa di chi sul mare ci viveva davvero: grip sicuro sulle bagnasciuga, cuciture resistenti come uno scafo e una comodità che poteva reggere una traversata. Un oggetto pensato per la vela, ma finito ai piedi di chiunque volesse sembrare un lupo di mare anche al bar del porto.
Negli anni Ottanta Sebago decide di fare quello che in America riesce meglio: trasformare un campione in un’icona. Nasce così il modello Gary Jobson, un omaggio al tattico che aveva scritto una pagina di storia dello sport. Una scarpa che porta il suo nome, con l’aura epica dell’eroe e il fascino democratico di un mocassino da banchina.
Per anni la Gary Jobson rimane lì, in quell’archivio dove finiscono i miti: troppo legata alla sua epoca per i nostalgici, troppo avanti per i modaioli. Fino ad oggi. Perché Sebago ha deciso di rimetterla in mare con la capsule Portland Gary Jobson: pelle pieno fiore non foderata, allacciatura a 360 gradi, lacci in cuoio e una suola antiscivolo personalizzata che porta ancora il suo nome.
Domanda: è nostalgia o è visione? È un’operazione di marketing o il ritorno di un simbolo vero? Forse entrambe le cose. Di certo, è la prova che alcune leggende non affondano mai: basta aspettare la marea giusta.
E così, dal 1977 a oggi, la Gary Jobson attraversa oceani e decenni. Non è solo una scarpa: è un promemoria. Che sul mare, come nella vita, non vince sempre chi ha la barca più grande. Vince chi sa tenere la rotta.